venerdì 3 agosto 2007

Taormina e Rignano Flaminio in questa torrida estate

Carlo Taormina, legale di parte civile nella vicenda dei presunti abusi sessuali ai danni dei piccoli della scuola materna «Olga Rovere» di Rignano Flaminio, ha sollecitato il pm di Tivoli Marco Mansi a chiedere l'emissione di nuove ordinanze di arresto per due dei sette indagati: le maestre Marisa Pucci e Patrizia Del Meglio. Ma Taormina introduce anche un nuovo elemento nella vicenda: un misterioso incendio a Rignano nel 2006 che potrebbe aver cancellato tracce informatiche dei presunti abusi sessuali. La richiesta del nuovo arresto delle due maestre, illustrata dal penalista nel corso di una conferenza stampa, ha preso spunto dalle dichiarazioni delle due piccole, di cinque anni e un mese e quattro anni e dieci mesi, sentite rispettivamente il 28 ed il 30 luglio scorsi in sede di incidente probatorio disposto dal gip Elvira Tamburelli. Entrambe - ha sottolineato Taormina - hanno chiamato in causa le due maestre e ciò ha determinato «la sopravvenienza - è scritto nell'atto di sollecitazione - della fattispecie di gravità indiziaria. Pertanto si è realizzata una nuova situazione nella quale sia sul piano oggettivo che soggettivo vi è la prova della consumazione degli allucinanti abusi».

I bambini di Rignano sempre più sballottati tra perizie e controperizie, video ed opinioni, e nonostante - di certo - le attenzioni di tutti affinchè la loro situazione psicologica non peggiori ulteriormente: cosa, a questo punto, probabilmente non facile, se non francamente impossibile.
Da anni ormai al centro di una quantità di attenzioni e pressioni che renderanno impossibile, presumibilmente, una qualsiasi attendibilità. Senza contare i danni, se non quelli legati alle violenze subite (se le hanno subite), che deriveranno loro da questa penosa e terribile vicenda.
"Sono cose faticose, non le voglio raccontare. Se le sente mia madre...". Dietro queste parole si è trincerata la seconda bambina sentita nell'ambito dell'inchiesta sui presunti abusi sessuali legati alla scuola materna di Rignano Flaminio. La piccola, quattro anni e mezzo, ha chiamato in causa due maestre della "Olga Rovere" ma ha pure sostenuto che "le cose bruttissime non le ha viste - precisa la difesa degli indagati - ma solo sentite".
Un nuovo atto d'accusa alle insegnanti ma anche, come sottolineano i difensori degli indagati, con il riconoscimento che la piccola a quei "giochi cattivi" non ha partecipato, ma ne ha sentito solo parlare.

Da medico psichiatra, mi chiedo: com'è possibile che i periti, psicologi e neuropsichiatri infantili,non riescano a considerare ciò che dovrebbe a questo punto essere evidente a tutti, e cioè che - purtroppo - l'attendibilità dei bambini è ormai definitivamente compromessa? E come è possibile che non si rendano conto che ormai, anche con tutte le dovute attenzioni e cautele anche estreme, interrogatori e perizie non potranno far altro se non aggravare ulteriormente i danni psicologici che questi bambini hanno subito?
Non sarebbe opportuno pensare - da parte di chi coordina ed è responsabile delle indagini - che l'accertamento della verità - che mi auguro naturalmente sia ancora possibile - possa e debba ormai passare esclusivamente attraverso i riscontri dei fatti (medici e di altro genere) e non attraverso tali improbabili testimonianze?

I sintonia con quanto sotengo Giovanni Bollea, esimio professore di neuropsichiatria infantile, ha criticato pesantemente la pretesa di far testimoniare dei bambini di 5 anni nel caso dell’asilo di Rignano Flaminio. Non dice chi è innocente o colpevole, dice solo che tanto lavorio attorno ai bambini perché a tutti i costi ricordino e ripetano le eventuali violenze subite è dannoso. Più dannoso, in prospettiva, delle violenze stesse. I genitori dei bambini si indignano, e lo accusano, tra le altre nefandezze, di essere “pagato”. Ma no che Bollea non è pagato. Ha 93 anni, è ricco e stimato di suo: semplicemente dice una cosa ovvia ma sgradevole: la pedofilia è un reato difficilissimo da perseguire e da provare in un tribunale. Lo sanno in tutti i paesi evoluti del mondo, che rapidamente stanno adeguando i codici penali per questo tipi di reati, di cui fino a pochi anni fa si parlava e si sapeva pochissimo. Negli Stati Uniti diversi stati sono arrivati a prevedere la pena di morte per chi compisse per la seconda volta un atto di violenza sessuale su minire, anche nel caso il minore non venisse ucciso. Ma all’inasprimento delle pene corrisponde un maggior investimento in personale specializzato, e un divieto quasi assoluto di coinvolgere le vittime minorenni nelle indagini. Bollea è stato lapidario: sarebbe meglio avere dei colpevoli in libertà, piuttosto che dei bambini interrogati con tanta insistenza, e messi al centro di un “circo mediatico” che li renderà sgradevolmente celebri negli anni a venire. Ha ragione: siano gli adulti a farsi carico integrale della protezione dei bambini, senza eccezioni.

Un'ultima domanda, ai genitori dei bambini ed alla loro associazione Agerif: certi del fatto che la grande professionalità di Taormina, nonchè la sua estrema determinazione e forza, anche nell'esprimersi, giovi alla loro causa ed al clima che si dovrebbe cercare di stemperare attorno ai loro figli?

Nessun commento: