I bambini di Rignano sempre più sballottati tra perizie e controperizie, video ed opinioni, e nonostante - di certo - le attenzioni di tutti affinchè la loro situazione psicologica non peggiori ulteriormente: cosa, a questo punto, probabilmente non facile, se non francamente impossibile.
Da anni ormai al centro di una quantità di attenzioni e pressioni che renderanno impossibile, presumibilmente, una qualsiasi attendibilità. Senza contare i danni, se non quelli legati alle violenze subite (se le hanno subite), che deriveranno loro da questa penosa e terribile vicenda.
"Sono cose faticose, non le voglio raccontare. Se le sente mia madre...". Dietro queste parole si è trincerata la seconda bambina sentita nell'ambito dell'inchiesta sui presunti abusi sessuali legati alla scuola materna di Rignano Flaminio. La piccola, quattro anni e mezzo, ha chiamato in causa due maestre della "Olga Rovere" ma ha pure sostenuto che "le cose bruttissime non le ha viste - precisa la difesa degli indagati - ma solo sentite".
Un nuovo atto d'accusa alle insegnanti ma anche, come sottolineano i difensori degli indagati, con il riconoscimento che la piccola a quei "giochi cattivi" non ha partecipato, ma ne ha sentito solo parlare.
Un iniziale atteggiamento di "chiusura" quindi della bimba. Che ha accennato a "cose bruttissime avvenute all'interno della scuola, in particolare in una stanza del seminterrato dove facevamo il gioco delle statue".
I difensori contestano il metodo dell'audizione e denunciano che "la bimba è stata ostaggio del giudice e del perito e sottoposta a uno stillicidio di condizionamenti e suggestioni".
Il legale di parte civile precisa che la sede più idonea per questo genere di attività istruttorie non è il tribunale. "La bambina non esce bene da questa esperienza, i bambini non vivono bene queste situazioni".
fonte: republica.it
martedì 31 luglio 2007
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